A dieci anni esatti dallo scioglimento, a vent’anni spaccati dall’uscita di Nord Sud Ovest Est, il 2013 ha rappresentato l’anno della riaffermazione nell’immaginario collettivo del fenomeno 883, o perlomeno del loro ricordo. Oggi uscirà infatti il libro “I Cowboy Non Muoiono Mai” di Max Pezzali, ma in realtà, già qualcosa si era mosso l’anno scorso con il tributo organizzato da Rockit “Con Due Deca”, una compilation di cover realizzate dagli artisti più importanti della scena italiana attuale.
In precedenza, quest’anno si era anche vista l’uscita di una riedizione dei maggiori successi del duo Pezzali/Repetto arricchita da collaborazioni del calibro di Eros Ramazzotti, Jovanotti, Antonello Venditti. Mica robetta.
Senza dimenticare il programma tv Nord Sud Ovest Est – Tormentoni on the road, non molto fortunato a dire il vero, dove Pezzali guidava un team composto da Jake La Furia dei Club Dogo e Paola Iezzi alla ricerca dei tormentoni estivi a cavallo tra gli anni 80 e il recente passato.
Perché parlare di fenomeno 883 quindi, e non limitarsi al lato musicale? Perché ha appunto le caratteristiche di una storia unica, entrata nel mito proprio per questo.
Pavia è una città lombarda che ha conosciuto lo splendore in epoca medievale, ma che occupa oggi una posizione di secondo piano a livello di fermento: ha ospitato Einstein, ha dato i natali a Gerry Scotti e Maria de Filippi, e non ha mai avuto una tradizione musicale di cui si conosca qualcosa.
Eppure Pavia è lo sfondo partecipe delle vite medie di Max Pezzali e Mauro Repetto; la città “paranoica” di Con Un Deca, il centro dove i due vanno “a fare un giro a piedi a guardare le ragazze degli altri” (Weekend), la statale 526 Milano-Pavia, quella che “passa posti che io mai e poi mai avrei pensato fossero così” (Un Giorno Così), la sala giochi Jolly Blu che ha dato il titolo a una canzone e addirittura al dimenticabile film degli 883.
Il successo degli 883 è difficile da spiegare senza scadere nel retorico o nel banale (ci provano Francesco de Rosa e Gianluigi Simonetti qui), con facili associazioni fra i testi di Pezzali e l’identificazione del giovane qualunque. Certo Pezzali ha un talento non comune nel parlare alla sua generazione; o sarebbe meglio dire unico.
Decine e decine di cantanti hanno dichiarato di ispirarsi alle sue liriche, ma nessuno ha mai palesato risultati comparabili che non puzzassero di plagio. Gli stessi Cani, il più recente fenomeno musicale di massa partito da una nicchia per poi esplodere come fenomeno socioculturale, sono spesso stati comparati al successo di Repetto e Pezzali del 1991 (e la loro cover di Con Un Deca è testimonianza, magari studiata, ma anche sincera di questo legame), ma a ben vedere il loro modo di parlare al pubblico certamente ficcante e intelligente sembra quasi puntare il dito sulla gente dalla finestra, quando invece ogni canzone degli 883 era uno svergognare sé stessi un po’ orgoglioso, un po’ autoironico, ma era comunque dentro la realtà che raccontava, nello stesso modo in cui Pavia era sfondo e motore delle canzoni.
Gli 883 vengono, in maniera un po’ adolescenziale, dal rap e dal rock, ed è Claudio Cecchetto a canalizzare queste influenze (6 1 Sfigato, Te La Tiri) e indirizzarle verso un pop dalle sonorità che strizzano l’occhio al rock anni ottanta (S’inkazza).
Hanno Ucciso L’Uomo Ragno, con soli 9 brani, esce nel 1991 a tre anni dalla formazione ed esplode l’anno dopo senza nessun battage mediatico a supporto e senza videoclip, stracciando ogni prassi dell’epoca.
Basta un ascolto veloce per capire dove ci troviamo e quando: nelle liriche compare il cellulare come oggetto di lusso comprato da gente che crede “di esser come Berlusconi/pieno di ragazze e di milioni”, diecimila lire bastano appena per fare benzina alla macchina; l’unico brano a uscire dal seminato per porsi su un livello stand-alone e forse superiore è la traccia che dà il nome al disco, il vero traino del disco al successo, ma anche una canzone aperta a interpretazioni diversissime e talvolta in conflitto, che sfrutta abilmente la popolarità particolarmente nineties dell’eroe della Marvel per trarne una riflessione sulla società e un pezzo pop come pochi se ne sono visti nella storia della musica italiana; e anche questo aspetto rende gli 883 unici e irripetibili.
A ripetere loro stessi invece ci riescono perfettamente nel 1993, quando esce Nord Sud Ovest Est, vendendo praticamente il doppio. Anche qui la title track si discosta particolarmente dai toni degli altri brani, ma stavolta il sottotesto non è più a carattere fumettistico, bensì western, come sottolineerà anche il videoclip.
Seppure in continuità col primo disco, (le copertine adottano il medesimo stile pop art), Nord Sud Ovest Est segna una certa maturazione nelle liriche dei due. Compare per esempio la tossicodipendenza in Cumuli, ripresa poi magistralmente in una ballad de La Dura Legge del Gol, Se Tornerai.
Degli 883 sono state dette molte cose: hanno sempre diviso i detrattori da chi li venerava, lasciando poco spazio ai giudizi di mezzo; sono stati accusati, non senza un fondo di ragione, di sessismo; ma sono sempre stati un gruppo sincero.
Sincera è la mossa di Pezzali di proseguire col nome 883 quando Repetto nel 1994 abbandona il gruppo sull’orlo di un’esplosione definitiva nell’olimpo della musica italiana. E per fortuna di Pezzali, e sfortuna di Repetto che non avrà mai più lo stesso successo in altri campi, l’esplosione avviene ugualmente con La donna il sogno e il grande incubo e soprattutto con La dura legge del gol! del 1997.
Sincero perché in questi due dischi effettivamente l’identità 883 è intatta, pur privata del ballo live e dell’apporto autoriale di Repetto. Sincero perché Pezzali, nella sua più che ventennale carriera non si è mai mostrato diverso da ciò che è: partito ventenne parlava da ventenne ai ventenni; poi disincantato sulla difficoltà di crescere, e rendersi conto che la giovinezza è andata (Weekend, Gli Anni), infine trentenne che ripercorre a ritroso una vita che ha sempre considerato normale, nonostante il successo nazionale (Grazie Mille, La Regina del Celebrità).
Il punto più alto della carriera degli 883, e anche idealmente la loro fine, in una prospettiva romatico-fatalista, è il concerto gratuito in piazza Duomo a Milano del 21 luglio 1998, per la promozione del best of Gli Anni, che raduna 100 000 persone. Un altro evento di cui non ricordo casi simili. A quel concerto storico fa capolino a sorpresa anche Mauro Repetto, per poi dispensare apparizioni rarissime e proteggere la propria privacy tanto da alimentare leggende metropolitane sul proprio conto.
Leggende viventi i due lo sono già, l’affetto di un pubblico quanto mai eterogeneo e dei molti artisti italiani a loro successivi o contemporanei lo dimostra ancora dopo vent’anni. Loro di anni intanto ne hanno più di quaranta, e se il mito 883 si è concluso il motivo è soprattutto questo, quello della sincerità, dell’impossibilità di parlare ancora a una generazione che non si conosce più.
Pezzali continua a scrivere musica, maturato e lontano dagli slang degli anni Novanta, ma conserva la sua capacità di andare dritto al punto molto più di quanto non tenti di fare questo articolo.
Su Youtube gira un video ripreso a un concerto dei Perturbazione, una grande band pop rock italiana che non è mai uscita dal sottosuolo conservando sempre un livello qualitativo altissimo. La band a un tratto esegue una cover compassata di Con Un Deca e sul palco compare un Max Pezzali quarantenne che va al microfono, a cantare di discoteche e farmacie, di quando a vent’anni voleva mollare tutto e andare a New York, e di un disco orario solare che probabilmente nel frattempo è stato inventato. Alle primissime battute, Max sbaglia attacco, e la folla va in delirio. È l’inizio di un’esibizione surreale e commossa, uno dei rari momenti in cui lo scontro fra due epoche si rivela in un solo istante e segna con un tratto deciso e infantile una linea in un tempo che normalmente scorre ininterrotto.