Max Pezzali volta pagina con Debora

Il cantante esce allo scoperto con una bella avvocatessa 36enne

Sguardi complici, sorrisi, teneri abbracci. Max Pezzali esce allo scoperto con la nuova fiamma, l’avvocatessa 36enne Debora Pelamatti. Eccoli insieme a Fregene, come mostrano le foto pubblicate da “Novella2000”: un’amicizia che è cresciuta nel tempo e si è trasformata in amore. La donna è stata infatti molto vicina al cantante 45enne durante il periodo della separazione dalla moglie Martina Marinucci. E c’è già chi parla di matrimonio.

Debora intanto in Rete dedica parole dolcissime a Pezzali: “Quando ero nella mia cameretta in Val Camonica ti ascoltavo sempre, sognando di conoscerti… mai avrei immaginato che tu diventassi parte integrante della mia vita, una delle persone più importanti, con cui passo momenti indimenticabili…”. Adesso è la sua compagna e vive la sua bella fiaba, tanto che la Pelamatti si definisce una “principessa”. I sogni, a volte, si realizzano.

883, il successo umile di chi ha saputo concentrarsi sulla propria gente, e raccontarla


Una copertina che, a suo modo, ha fatto storia

883, “Nord Sud Ovest Est”, 1993.

Pavia, metà anni ottanta: Max Pezzali e Mauro Repetto, a causa di una bocciatura del primo, si trovano ad essere compagni di banco.
Iniziano a scrivere canzoni sognando un futuro diverso dalla grigia e monotona vita di provincia.
Così ha inizio la storia romantica degli 883, una della band italiane di maggior successo degli anni ’90 e senza dubbio quella che ha saputo raccontare, nel modo più semplice e diretto, i sogni e le ansie di una generazione.
Il segreto dello strepitoso successo che hanno ottenuto nel giro di dieci anni, nonostante i giudizi poco lusinghieri della critica musicale, è piuttosto facile da capire: a differenza di altri nomi famosi del rock italiano come Vasco Rossi e Luciano Ligabue, non si sono mai creduti delle rockstar.
Sempre con grande umiltà, alternando testi divertenti ad altri più introspettivi, sono riusciti a descrivere in maniera efficace il mondo dei giovani in un periodo in cui, dopo i rampanti e spensierati anni ottanta, si cominciava a esprimere dubbi e paure per il futuro.
Esordiscono nel 1989 con il nome di “I Pop” nel programma televisivo “1-2-3 Jovanotti” condotto da un giovanissimo Lorenzo Cherubini.
Si esibiscono in un paio di brani in inglese con evidenti influenza rap, senza tuttavia riscuotere grande interesse.
L’esperienza dei due nel mondo della musica sembra finita ancora prima di iniziare, ma dopo breve tempo vengono notati dal mago dei produttori italiani Claudio Cecchetto.
Insieme allo staff di Cecchetto iniziano a lavorare alla produzione di brani più orientati verso il pop rock e decidono di cambiare il nome del gruppo in 883, che trae origine dalla cilindrata della moto Harley-Davidson Sportster, grande passione di entrambi.
Nel 1991 partecipano al festival di Castrocaro con il brano “Non Me La Menare”: non si aggiudicano il concorso ma vengono finalmente notati dal grande pubblico.
La voce di Pezzali è pulita e estremamente riconoscibile e i musicisti di supporto sono di buon livello. Repetto invece non riesce a trovare un vero e proprio ruolo sul palcoscenico e si limita a ballare sul palco, alimentando qualche ironia da parte degli spettatori.
La svolta arriva l’anno seguente, con l’uscita dell’album “Hanno Ucciso L’Uomo Ragno” trainato dall’omonimo singolo, dal testo brillante e divertente che fa riferimento al famoso supereroe. Il disco riesce a vendere 600.000 copie nonostante la scarsa pubblicità e l’assenza di videoclip per promuovere i singoli.
Ormai è chiaro che è nato un gruppo assolutamente unico nella scena musicale italiana dei primi anni ’90, destinato a durare per lungo tempo.
La strabiliante conferma arriva alla fine dell’estate del 1993 con l’uscita dell’album “Nord Sud Ovest Est”.
Gli argomenti affrontati sono in perfetta continuità con il primo album, ma gli arrangiamenti musicali sono molto più curati.
Quasi tutte le tracce del disco diventano dei singoli di grande successo: “Come Mai”, “Sei Un Mito”, “Rotta Per Casa Di Dio”; chiunque sia cresciuto negli anni ’90 non può non ricordare con nostalgia queste canzoni semplici e orecchiabili, ma dalla straordinaria carica emotiva.
Il brano di maggior successo è “Nord Sud Ovest Est” che dà anche il nome al disco, contraddistinto da uno scatenato pop rock impreziosito da un’orchestra ti trombe mariachi che trascinano l’ascoltatore in atmosfera da far-west.
Infatti la canzone è un racconto in prima persona del cantante Max Pezzali di un viaggio alla ricerca di una misteriosa ragazza nel deserto fra Stati Uniti e Messico.
Alla fine, dopo varie vicissitudini, capisce che la donna che cercava non è quella giusta e si rimette a cavalcare verso nuove avventure.
Tutta la canzone si può riassumere come la metafora della vita di ciascuno di noi: continuiamo a viaggiare per raggiungere un obiettivo che spesso non risulta essere quello sperato ma, come nella famosa citazione del professore nel film “Notte Prima Degli Esami” interpretato da Giorgio Faletti, “l’importante non è quello che trovi alla fine di una corsa…l’importante è quello che provi mentre corri”.
Anche il videoclip, girato negli stessi luoghi descritti dalla canzone, viene apprezzato dal pubblico e continuamente trasmesso nei programmi musicali.
L’album vende la bellezza di 1.300.000 copie e nello stesso anno gli 883 vincono il Festivalbar.
A questo punto accade un evento assolutamente inaspettato: Mauro Repetto, sotto pressione per l’improvviso successo ottenuto dal gruppo e stufo di non riuscire a trovare un ruolo ben definito sul palco, decide di mollare tutto per inseguire una modella di cui si era perdutamente innamorato e un’utopistica carriera cinematografica negli USA.
Max Pezzali si ritrova improvvisamente da solo, senza la preziosa collaborazione dell’amico nella composizione dei brani e soprattutto senza una vera band di supporto per le incisioni in studio e per le esibizioni dal vivo, poiché la maggior parte delle loro canzoni venivano prodotte tramite l’utilizzo di un sintetizzatore.
Decide subito di reagire al destino avverso e partecipa, sempre con il nome 883, all’edizione del Festival di Sanremo del 1995 con il brano “Senza Averti Qui”.
Nello stesso anno finalmente trova una band stabile e, nel giugno dello stesso anno, esce con il disco “La donna, il sogno e il grande incubo”.
Trascinato dal singolo “Tieni Il Tempo” (vincitore anche del Festivalbar), anche quest’album raggiunge il milione di copie vendute, grazie ad uno stile sempre più affinato.
Nel disco è contenuto anche “Gli Anni”, considerato ormai un vero e proprio inno generazionale.
Gli 883 continueranno la loro carriera fino al 2002, pubblicando con successo altri tre album quali “La Dura Legge Del Goal” nel 1997, “Grazie Mille” nel 1999 e “Uno In Più” nel 2001.
Nel 2002 Max Pezzali intraprende una carriera solista con molti alti e bassi e nel 2012 si riappacifica con Mauro Repetto che parallelamente, dopo il fallimento dei suoi progetti negli Stati Uniti, era riuscito a diventare organizzatore di eventi a Disneyland Paris e autore di spettacoli teatrali, risollevandosi da un periodo buio in cui per guadagnarsi da vivere era addirittura stato costretto ad impersonare un cowboy sempre nello stesso parco divertimenti parigino.
Secondo alcuni indiscrezioni starebbero lavorando ad un nuovo progetto insieme e, anche se non dovessero comunque andare a buon fine, il loro pubblico affezionato si accontenterà con nostalgia delle loro vecchie canzoni dei primi anni ’90, che ancora oggi producono gioia e commozione agli ex ragazzini dell’epoca, ormai diventati adulti.

Jolly Blu, nostalgia my love (da diggita.it)

Chiunque abbia vissuto davvero gli anni ‘90 ha sicuramente ascoltato gli 883. Che piacessero o meno è insignificante. Quello che importa è che era praticamente impossibile non averli mai sentiti. Era più probabile che un pazzo vi inseguisse con un boombox con Hanno ucciso l’uomo ragno a tutto volume, per poi sfasciarvelo in testa sgridandovi per le vostre mancanze.
Nel 1998 Max Pezzali & friends hanno una tremenda idea: fare un film. Così nacque Jolly Blu, IL film degli 883. Perché ovviamente fatto questo erano saturi. Regia di Stefano Salvati, che per la gioia di Yotobi dieci anni dopo ha diretto Albakiara.

La foto migliore che Google sapesse trovarmi

Il film comincia con Max in moto insieme ad una tipa. Una Harley ovviamente. La moto, non la ragazza. Un giorno così, e pare che la canti sforzandosi di essere il più falso possibile. Sembra che stia cercando di mangiare più moscerini campagnoli possibile. Insomma, sono passati 15 secondi e sto già cantando pure io come un’idiota. Ah, dovevo essere schifata? Ah, scusate haterz. Tra l’altro ricordo che a mia madre non piaceva che cantassi questa canzone, perché c’era la parola “stronzi”. Che tenera.
I due piccioni arrivano a destinazione e si salutano. Ma siccome questo è IL film degli 883, non è Max a scaricare la tipa e proseguire per la sua strada. E’ la tipa ad aver dato un passaggio a Max, per poi andarsene in tutta la sua figaggine su una moto che peserà tre volte lei. Tanta stima Max (no, non è ironico, dannati haterz).
Se pensate che nella voce fuoricampo Pezzali reciti così così, aspettate di vedere il resto.
Arriviamo al mitologico bar, il Jolly Blu. Però Baldo, il proprietario, ha difficoltà con l’affitto. Il tutto senza avere la scusa della crisi, pensate il genio degli sceneggiatori.
Mentre la compagnia di amici coglioneggia in tranquillità, entra Alessia Merz. Forse già saprete che per questa parte fece un provino anche Angelina Jolie, la quale però non fu ingaggiata. Non è che c’è scritto solo su Wikipedia, è proprio vero.
Insomma, entra Alessia Merz. Ehi. Ma che fine ha fatto Alessia Merz? Fa niente. Tanto chiunque vedrà questa scena sarà solo in grado di pensare ai suoi glutei stretti in una specie di cuffia di silicone. Difatti uno dei coglioneggiatori zoomma con una videocamera sul suddetto sedere e su quello dell’amica biondona americanona (o inglesona?) stereotipona. Che dire, i tempi non sono poi cambiati così tanto. Le ragazze, dopo aver dimostrato di essere presenti nel film soltanto per la “bella presenza”, devono raggiungere una festa, ma non sanno la strada.
Arrivati a questo punto, sarete sconvolti nel notare che il giovane Max è davvero quello che recita meglio.

Recuperato il celeberrimo Cisco (celeberrimo per chiunque conosca gli 883), accompagnano ‘ste benedette ragazze alla villa che cercano. O meglio, ci provano. A questo punto, non poteva che esserci Rotta per casa di Dio, brano di cui invece mia madre non conosce l’esistenza. Ed è meglio così.
Mi rendo conto di non essere più una bambina quando Baldo prende per i fondelli i ragazzi, consigliando loro di rassegnarsi al “cinque contro uno”. Adesso capisco che cosa intendesse il vecchio Baldo.
Quando la commessa della pellicceria sfila sullo strumentale di Sei un Mito, comincio a chiedermi se tutte queste ragazze siano state obbligate a vestirsi da mignotte. Le solite cose consigliabili a chi vuole essere apprezzata per la propria personalità e intelligenza.
Consiglio a chiunque, uomini o donne che siate, di stare religiosamente attenti a La regola dell’amico. Perché negli anni ’90, prima di tutte le boiate internettiane, gli 883 avevano già capito tutto sulla friendzone. Purtroppo la saggezza viene un po’ rovinata col ballo di gruppo in piazza a Pieve di Cento, ma sappiamo che con questi esperimenti cinematografici dobbiamo accontentarci.

Il mio eroe del film: Michele. L’amico vomitevolmente buono innamorato di Anna, una donna PALESEMENTE crudele. Ma non crudele del tipo “ti trasformerò lentamente e inesorabilmente nel mio zerbino usato di Ebay”. Crudele nel senso “mi imbarazzi da morire ma dedicherò tutto il tempo che ho ad umiliarti nei peggio modi perché mi annoio e in ‘sto paesino l’alternativa era vestirmi da zoccola”.
Michele è talmente poraccio che non si fa semplicemente cornificare, ma la perdona pure. Continuando a farsi trattare di schifo e farsi dare la colpa di tutto, perché evidentemente quest’uomo della dignità non sa che farsene.
Lei, dopo averlo mollato, si piglia pure uno schiaffo da un tipo inquietantissimo a cui nessuna donna si avvicinerebbe, figuriamoci dargliela. Karma, bitch.

Jolly Blu è un musical (più o meno) con sottotitoli pro-karaoke, gestualità esagerate e troppe troppe troppe tette. Ma che volete che vi dica, è come quando il vostro cane distrugge i mobili: vorresti incavolarti come una poiana, ma quel cucciolino è troppo caruccio per permettertelo. Chiunque abbia conosciuto le canzoni degli 883 non riesce ad abbandonare Jolly Blu fino alla fine. In primis perché la gente che recita male fa ridere, questo è scientifico. E poi perché stai sempre a chiederti quale canzone stia per arrivare, e a quale periodo della tua infanzia/adolescenza (a discrezione del lettore) ti riporterà. C’è pure Jovanotti quando era ancora simpatico. Tenetelo presente in caso un giorno foste indecisi tra IL film degli 883 e Radio Freccia.

Max Pezzali e la fidanzata Debora pronti per il matrimonio?

Dopo le numerose polemiche degli ultimi mesi Max Pezzali sembra pronto per un grande passo: sposare la sua nuova fidanzata Debora Pelamatti. A lanciare l’indiscrezione è il settimanale Chi: “Dopo aver goduto dei risultati del suo tour Max 20, ora ha in serbo un altro progetto. Il matrimonio con la sua nuova e segreta compagna”, si legge in un trafiletto. Ma sarà davvero così oppure si tratta dell’ennesimo pettegolezzo? E se fosse vero, come reagirebbe l’ex moglie Martina Marinucci? Lo scorso maggio quest’ultima e la neo-coppia hanno riempito le pagine della cronaca rosa con i loro litigi.

Esattamente un anno fa Pezzali e la Marinucci hanno annunciato la loro separazione in maniera tranquilla e civile. Poi però quando lui ha pubblicato sul suo profilo Instagram una foto scattata a Miami in sella ad una moto proprio con Debora, lei non ci ha visto più. Ha scritto una valanga di tweet contro la Pelmatti, indicandola come l’unica responsabile della fine del suo matrimonio. Evidentemente la donna si è sentita tradita e così ha tirato in ballo anche un’altra relazione dell’ormai ex marito con Eleonora Espago (leggi l’intervista di Velvet Gossip), quando nel 2008 era incinta di Hilo.

Il cantante di Pavia e la compagna allora hanno contattato Velvet Gossip tramite il loro avvocato per definire diffamatorie tutte le sue dichiarazioni: “Non è in alcun modo corrispondente alla realtà, come viceversa si legge nei tweet della mia ex moglie, da Voi integralmente riportati, che dal 2011 avrei una ‘altra storia parallela’ e che frequenterei Debora ‘da tre anni’ e ‘alle spalle’ della signora Marinucci”; lo stesso ha fatto Martina: “Mi astengo dal commentare le dichiarazioni rese da mio marito, Massimo Pezzali, e dalla Sig.ra Debora Pelamatti, riservandomi di valutare, unitamente ai miei Avvocati, come meglio tutelare la mia dignità e onorabilità nelle sedi opportune”.

Negli ultimi mesi Max e Debora non si sono più preoccupati di apparire insieme: infatti lo scorso giugno hanno fatto la loro prima uscita pubblica al matrimonio di Eros Ramazzotti e Marica Pellegrinelli. Forse dopo la notizia delle nozze la Marinucci tornerà all’attacco?

I PIU’ ASCOLTATI SU SPOTIFY

Nella vita ci vuole l’idea giusta al momento giusto: Matt Farley l’ha avuta. Il nome ai più non dirà nulla, ma questo giovane americano ha capito come sfruttare la piattaforma Spotify per guadagnare un bel gruzzoletto. Compone canzoni con titoli seo-friendly. Per spiegarla terra terra, compone pezzi intitolandoli con parole che la gente cerca più facilmente nel motore di ricerca Spotify (e su cui ovviamente è più facile cliccare play). I suoi titoli contengono nomi di personaggi famosi, città, animali e via dicendo. Sembra una scemenza, eppure il ragazzo porta a casa 16.500 dollari l’anno. Si, avete capito bene…
Come funziona però Spotify? Come si fa a guadagnare e chi sono i più ascoltati?

                               LA QUESTIONE SPOTIFY di Antonello Vanzelli

Spotify è un servizio digitale di musica da ascoltare in streaming ed ancora in fase di espansione; ovviamente si sta aprendo a nuovi mercati, per arrivare a più gente possibile. Sinora però le perdite sono state importanti, arrivando anche ad un netto passivo di 58 milioni di euro. L’obiettivo è quello di crescere come utenti premium (che sborsano 9,99 euro al mese, mica pochi), il cui numero è in crescita, ma per ora il futuro è ancora incerto. Anche perchè c’è chi – come Matt Farley – sfrutta i bachi del sistema. Altri ancora hanno addirittura inserito delle tracce audio senza audio, di solo silenzio…
Andiamo però a vedere quanto guadagnano gli artisti grazie allo streaming on demand. Ovviamente i numeri riportati sono indicativi e arrotondati (considerando una media di 0,0051 euro guadagnato ad ascolto, non ho trovati dati più specifici), e si riferiscono a cifre prese nel momento in cui è stato redatto questo articolo. Direi di cominciare dando un’occhiata alla scena pop, e mi scuserete se ho dimenticato qualcuno:

  • Eros Ramazzotti – “Più bella cosa” 4.196.076 – 21.400 euro
  • Marco Mengoni – “L’essenziale” 2.083.183 – 10.624 euro
  • Cesare Cremonini – “Logico #1” 1.515.131 – 7.727 euro
  • Jovanotti – “A te” 1.484.955 – 7.573 euro
  • Max Gazzè – “Sotto casa” 1.192.342 – 6.081 euro 
  • Nek – “Laura non c’è” 1.181.895 – 6.028 euro
  • Arisa – “Controvento” 1.075.571 – 5.485 euro
  • Elisa – “L’anima volta” 1.064.968 – 5.431 euro
  • Giorgia “Inevitabile” 1.064.886 – 5.431 euro
  • Max Pezzali “L’universo tranne noi” 896.981 porta 4.575 euro
  • Emma “Dimentico tutto” 710.887 – 3.626 euro
  • Modà “Come un pittore” 698.670 – 3.563 euro
  • Francesco Renga – “Il mio giorno più bello del mondo” 685.712 – 3.497 euro

Non era difficile prevedere la leadership di Eros Ramazzotti, famosissimo – e quindi ascoltato gratis – in tutto il mondo, seguito a ruota dal trionfatore di Sanremo ’13 Marco Mengoni, e da Cesare Cremonini, che piazza anche “La nuova stella di Broadway” a 1.218.596 (per 6.215 euro). Stranamente giù dal podio Jovanotti e via via tutti gli altri. La sfida a distanza tra Arisa e Francesco Renga – dualismo nato all’ultimo Festival – premia la prima, ma è una vittoria di carta velina, visto che il cantante bresciano sta volando nelle vendite e Arisa ha ingoiato un indiscutibile flop commerciale.

 

Passiamo alla scena rap/hip-hop, che attualmente è una delle poche colonne su cui si regge la nostra discografia:

  • Rocco Hunt – “Nu Juorno Buono” 1.553.488 – 7923 euro
  • Fedez – “Cigno Nero” 1.509.780 – 7.700 euro
  • Clementino – “O’ Vient” 564.973 – 2.881 euro
  • Emis Killa – “Scordarmi chi ero” 520.170 – 2.653 euro
  • Fabri Fibra – “Panico” 491.603 – 2.507 euro
  • Moreno – “Che confusione” 470.123 euro – 2.398 euro
  • Club Dogo – “P.E.S.” 251.573 – 1.283 euro
  • J. Ax – “Immorale” 219.987 – 1.122 euro

Nella classifica FIMI 2013 degli album più venduti, Fedez era il primo rapper in classifica e si sarebbe confermato anche su Spotify, se non fosse stato per l’esplosione di Rocco Hunt, che a Sanremo ha fatto il botto. Distanziati, e non di poco, Clementino, Emis Killa e il resto della compagnia. Briciole per i Dogo e J. Ax, dato che stupisce vista l’attuale notorietà e il successo dei loro recenti dischi.
Veniamo adesso al rock (a volte fin troppo pop) tricolore:

  • Vasco Rossi “Albachiara” 953.662 – 4.864 euro 
  • Luciano Ligabue “Certe notti” 905.544 – 4.618 euro
  • Negrita – “Rotolando verso Sud” 545.243 – 2781 euro
  • Afterhours – “Non è per sempre” 205.069 – 1.046 euro
  • Marlene Kuntz – “La canzone che scrivo per te” 180.721 – 922 euro
  • Litfiba – “Fata Morgana” 175.358 – 894 euro

Sul filo di lana la spunta Vasco (e anche “Senza parole” ottiene discreti risultati, con 838.503 ascolti), ma i risultati di “Dannate nuvole” sono davvero striminziti (340.040 – 1.734 euro). Meglio Ligabue, che raggiunge un buon numero di “play” con due dei suoi recenti singoli: “Il sale della terra” 807.721 porta 4.119 euro e “Tu sei lei” 798.029 altri 4.070 euro.
Via via seguono tutti gli altri, con i Negrita che guidano il gruppo degli inseguitori. Stranamente in coda i Litfiba, con un numero di ascolti ridicolo, forse perché si tratta di canzoni arcinote.

 

Tempo fa un romanziere e sceneggiatore diceva che uno scrittore italiano, per vivere, ha bisogno di mercato anche all’estero, altrimenti non arriva a fine mese. Nella musica, l’andazzo sta diventando lo stesso e infatti le cifre si alzano per quegli artisti noti anche oltreconfine e che cantano in inglese o spagnolo:

  • Zucchero – “Senza una donna” (english version) 3.120,961 – 15.917 euro
  • Laura Pausini – “Viveme” 2.346.513 – 11.967 euro
  • Tiziano Ferro – “El amor es una cosa simple” 2.145.166 – 10.940 euro
  • Gianluca Grignani – “Mi Historia entre tus dedos” 1.316.555 – 6.714 euro

Qualcuno potrebbe pensare che siano questi i top artist italiani, e invece no. A dominare ci sono due grandi maestri: Ennio Morricone che con “L’estasi dell’oro” raggiunge i 5.205.061 di ascolti (per 26.546 euro) e Ludovico Einaudi, anch’egli apprezzato in tutto il mondo: la sua “Nuvole bianche” raggiunge la notevolissima cifra di 8.672.319 ascolti (per 44.229 euro).
Bisogna però essere sinceri, sono cifre davvero irrisorie, se paragonate a quelle dei grandi nomi della musica mondiale. Curiosi di scoprire i più ascoltati nel mondo? Basta aspettare sino a dopodomani…

Collisioni alla Douja D’Or

Sarà MAX PEZZALI ad inaugurare la rassegna di Collisioni ad Asti domenica 14 settembre alle ore 21,30 per un incontro col pubblico. L’ingresso è ovviamente gratuito.

Ha venduto oltre 6 milioni di dischi. Con la sua musica ha cantato come nessun altro la giovinezza, i suoi scoppi di gioia innocente e le sue più profonde inquietudini. Ex leader degli 883, la sua musica è stata la colonna sonora di un’intera generazione di adolescenti, e continua ancora oggi a parlare ai ragazzi italiani.

 

Elogio di Max Pezzali e della poetica degli 883

L’unico paragone sensato per le canzoni del cantautore pavese è quello con Battisti e Mogol

 
La provincia, gli amici, gli amori

Metto subito in chiaro il mio conflitto di interessi: anche io sono pavese come Max Pezzali (e Mauro Repetto, l’iniziale componente degli 883). Non solo: ho solo 7 anni in meno di Pezzali, per cui molte esperienze e molti luoghi che lui racconta nelle sue canzoni le ho vissute anche io. Non mancano le distanze: ad esempio la discoteca “Celebrità” affrescata nella canzone La Regina del Celebrità alla mia epoca era stata redominata “Matisse”.

La vita di provincia

Qui vi voglio parlare in termini elogiativi della poetica di Max Pezzali e degli 883, che sintetizzerei in questo modo: Max Pezzali e gli 883 raccontano in maniera semplice la poeticità della vita di provincia. Mi direte: «Ma non tutti vivono a Pavia, che cosa c’entra Max Pezzali con noi?». Vi rispondo: ma avete idea della percentuale di italiani che vivono in un paese o una città di provincia? (Se hanno voglia, lascio agli amici di LinkTank il compito di tappezzare di dati questo pezzo…).

 

Qualcuno si alzerà comunque in piedi e dirà: «Ma io vivo a Milano, mica vivo in provincia!». Obiezione arguta, che tuttavia non tiene conto del fatto che pure Milano e Roma sono provincia rispetto a New York e Londra (e Shanghai): il trucchetto psicologico per non accorgersene e per non apprezzare la poetica di Max Pezzali consiste semplicemente nel non parlare mai con gli stranieri che passano dalle nostre parti.

La semplicità è un aspetto importante: a mio parere, chi scrive in maniera complicata non ha lavorato abbastanza sulla trascrizione dei concetti in parole e/o non ha abbastanza coraggio per essere semplice. Qualcuno mi accuserà di essere quasi blasfemo ma – a questo proposito – l’unico paragone sensato per le canzoni di Pezzali è con quelle di Mogol e Battisti.

Sogno e attesa

Quali i sono i temi importanti trattati da Pezzali nelle sue canzoni? Un tema forte è quello della noia che sta dentro la vita dei ragazzi di provincia (come in Tieni il Tempo: «Non c’è storia in questa città, nessuno si diverte e mai si divertirà»). Dalla noia nasce la voglia di fuggire via, illustrata ad esempio nella malinconica – e finanziariamente accurata – Con un Deca: «Con un deca non si può andar via, non ci basta neanche in pizzeria».

Questo della fuga da un posto molto piccolo è un tema fiabesco che è vecchio quanto la letteratura, e il modo con cui Pezzali lo affronta mi ricorda Small Town di Lou Reed e John Cale, canzone sulla giovinezza di Andy Warhol a Pittsburgh:

«There is only one good use for a small town: You hate it and you’ll know you have to leave» (C’è solo un buon uso per una piccola città: la odi, e sai che te ne devi andare.)

Allo stesso tempo, sotto traccia rispetto alla noia della vita di provincia, c’è quel forte e sottile senso di invidia per la vita sfavillante della metropoli. E la metropoli è sempre quella a distanza di automobile, dunque per un pavese non può che essere Milano, ieri, oggi e sempre, anche se hai vissuto cinque anni a Londra.

Per spostarsi dalla noia al sogno di una vita più sfavillante c’è il viaggio, così come narrato in Rotta per casa di Dio: durante il viaggio si sogna la serata eccezionale, grazie alle «tipe […] con il tacco alto e la gonna corta» che aspettano Max e i suoi amici. Ma ci si perde per strada e – alla maniera di Leopardi e de Il Sabato del Villaggio – il viaggio, il sogno e l’attesa valgono esistenzialmente di più della meta mai raggiunta.

Un punto importante: questo desiderio per ciò che non si ha potrebbe sfociare nel tedio arrabbiato e inquieto di Madame Bovary, che viene mangiata viva da questo desiderio.

Gioia e ricordo

E invece no. In Pezzali è sempre presente e viva la gioia per le piccole cose della vita: gli amici, gli amori, la famiglia. Alla faccia dei radical chic, in maniera proustiana questa gioia è moltiplicata dal cristallo rifrangente del ricordo.

Sotto questo profilo spicca la canzone Gli Anni. Secondo spunto autobiografico: questa è una delle poche canzoni che mi fa venire i brividi tutte le volte che la sento, e non credo di essere il solo. Il ritornello consiste nell’elenco di oggetti ed esperienze tipiche di qualcuno che è stato teenager durante gli anni ’80. Il ricordo di tutte queste esperienze, da Happy Days ai jeans Roy Rogers, dal «motorino sempre in due» alle «immense compagnie», si chiude con il riferimento alla consolazione degli amici, che sanno sempre dirti «tranquillo, siam qui noi»: puoi anche non venire da una città di provincia, puoi avere una famiglia più o meno difficile, ma non puoi dirmi che non ti sei mai fatto consolare dagli amici per un qualche dolore della vita.

Sincerità e gratitudine

Dentro i testi di Pezzali, l’altra via di fuga dalla tentazione del bovarismo consiste nella gratitudine per le cose della vita, che è il tema centrale nella canzone Grazie Mille:

«quando vedo i miei sorridere
quando ho l’entusiasmo di fare
sento che sento che
Per ogni giorno, ogni istante, ogni attimo
che sto vivendo
Grazie Mille».

Sia detto come inciso: un papa dedito al proselitismo pop dovrebbe pensare seriamente all’ipotesi di usare questa canzone come inno.

Credo che il senso di gratitudine sia strettamente collegato ad un atteggiamento di sincerità: come si è sinceri nel confessare la propria invidia per chi vive al centro del mondo, nella stessa maniera la consapevolezza porta alla possibilità di essere felici e grati per le cose che si hanno. E la sincerità porta a raccontare il contrasto tra il fuori e il dentro, come per gli amici in Rotta per casa di Dio che sognano di fare ballare tutta la notte le tipe «con tacco alto e gonna corta» ma nel farlo già si immaginano «con il groppo in gola e il cuore che batte». Un po’ come la bellissima Angelica Sedara ne Il Gattopardo, che fa il suo debutto scintillante ed altero a Palazzo Salina, ma che nel frattempo – racconta il narratore – nel salire le scale sta quasi per svenire per la snervante paura.

Amore e famiglia

Ci vorrebbe un altro articolo intero per illustrare in termini esaurienti il tema dell’amore nei testi di Pezzali e degli 883, che – come per la quasi totalità dei cantautori – occupa un posto centrale nella loro produzione di testi. Qui mi voglio invece concentrare su un aspetto abbastanza peculiare nella poetica di Pezzali, cioè il collegamento tra il tema generale dell’amore e quello di fare una famiglia.

Ne La Regina del Celebrità l’autore incontra dopo anni la ragazza più grande, la «ballerina che senza pietà entrava nei begli incubi di noi piccoli», a cui mai aveva avuto il coraggio di rivolgere la parola: la incontra oggi in compagnia del marito e del figlio di due o tre anni, e prova uno “strano piacere” nel vederla così, e vorrebbe raccontarle quello che rappresentava per loro negli anni mitici e lontani della discoteca.

Nella seconda strofa de Gli Anni Pezzali menziona l’incontro in un bar con una coppia più giovane di lui, amici di un tempo che dalla vera alle dita scopre sposati: questo incontro fa riflettere ancora l’autore sugli anni che passano, forse con una punta di invidia – se non nostalgia – per chi si è già fatto una famiglia.

Concludendo

Per concludere, sono ahimè sicuro che la maggior parte degli intellettuali e dei radical chic non si farà convincere da questo pezzo pur lungo ad ascoltare e apprezzare le canzoni di Pezzali e degli 883. Peccato: alla maniera di Jacopone da Todi basterebbe riflettere sul fatto che tutti quanti viviamo in provincia rispetto a qualcun altro. Anche – e soprattutto– se non ci abbiamo ancora pensato.

«Lunezia»: riflettori accesi nel segno dei Pooh. Fra i premiati Ranieri, Cristicchi e Max Pezzali

Red Canzian cacciatore di talenti. Le serate dal 18 al 20 a Marina di Carrara

Carrara, 5 luglio 2014 – SVELATI i nomi dei big della musica che saliranno sul palco del Lunezia 2014 il 18, 19 e 20 luglio. «Mai come quest’anno il festival sarà ricco di grandi talenti — assicura Riccardo Benini conduttore delle serate e direttore artistico — quest’edizione rimarrà nella storia”. I nomi, non c’è dubbio, sono di peso: Elisa, Max Pezzali, Tiromancino, Massimo Ranieri, Mario Biondi, Simone Cristicchi, Nek, Negrita, Piero Pelù, Archimia, Alberto Bertoli, Red Canzian, Alessandro Casillo, Ylenia Lucisano, Pino Marino, Andrea Mingardi e Alberto Tessarotto, sono queste le star premiate dal Lunezia 2014. Oltre a loro, un big top secret su cui vigerà il silenzio fino al 18 luglio, ‘la prima’ dell’evento in cui verrà consegnata la targa Lunezia alla guest star misteriosa. Tra gli ospiti altri grandi nomi: Roby Facchinetti, Dody Battaglia, Gaetano Curreri e Renzo Rubino. Sul palco insieme ai big anche le nuove proposte che, quest’anno, sono nove: Giovanni Dallapè, Federica Di Marcello, Chiara Iovine, Andrea Maestrelli, Matteo Mugnai, Francesca Perrone, Silvia Vavolo, Ilaria Viola e la band Durden and the Catering.

I giovani saranno osservati dall’occhio esperto di Red Canzian, componente dei Pooh e, per l’occasione, talent scout. «La manifestazione — spiega il patron Stefano De Martino — deve essere sia una calamita per i grandi artisti sia per i nuovi talenti. I giovani, sotto questi riflettori, non devono trovare solo applausi ma anche opportunità. Il successo di questa kermesse è dovuto anche alla città che la ospita, un luogo perfetto per la vita e la ricchezza culturale». Una vetrina per le nuove proposte, un palco importante per i big e motivo di orgoglio per la città. Tutto questo è Premio Lunezia. «Avere nomi così importanti in città è un’occasione che si presenta solo grazie a questo evento noto a livello internazionale — conferma l’assessore Fabio Traversi — il Comune è felice di affiancare quest’iniziativa durante tutto il suo percorso che quest’anno si è svolto in un modo nuovo: gli eventi, in attesa delle tre serate estive, sono stati spalmati durante tutto l’anno e continuano anche in questi giorni con il Lunezia Jazz di domani sera e Vocal War del 10 luglio». Anche quest’anno le telecamere saranno presenti per documentare le tre serate: Rai Educational, con uno speciale che andrà in onda su Rai Uno, Rai Tre e Rai Scuola, e, novità di quest’anno, ‘L’Estate in Diretta’ su Rai Uno. Orecchie in ascolto su Rai Radio 2 e Isoradio, media partner radiofonico. Ci sarà posto, sul palco del Lunezia, anche per nuove iniziative come il progetto ‘Parole liberate, oltre il muro del carcere’, concorso, in collaborazione con il Ministero di Grazia e Giustizia, rivolto a tutti i detenuti italiani tra cui sarà premiato il migliore per aver redatto la lirica più meritevole, musicata poi da un autore professionista.

Torino, ritorna il Traffic Free Festival sotto la direzione di Max Pezzali

TRAFFIC FREE FESTIVAL, TRA PASSATO E PRESENTE – Torna a Torino il Traffic Free Festival. La keremesse è giunta alla sua undicesima edizione e si terrà in piazza San Carlo dal 25 al 27 luglio 2014, con un’anteprima che si terrà al Borgo Medievale il 24 luglio 2014. Il Festival cerca di mettere in risalto le connessioni tra passato e presente, e infatti quest’anno il “traffic” sarà “yesterday- today“, per aiutarci a capire cosa c’è di vivo al giorno d’oggi, del passato.

Direttore artistico del Traffic Free Festival sarà Max Pezzali, che si esibirà il 26 luglio presentando i suo progetto con I Cani. Durante la conferenza stampa di presentazione della keremesse, l’ex leader degli 883 ha spiegato: “Ogni anno il Festival ha caratteristiche specifiche, in questo caso avevamo l’esigenza di programmare un’edizione popolare come risulta evidente da un cartellone in cui figurano Max Pezzali, Piero Pelù e Pet Shop Boys. L’obiettivo era coniugare personaggi di richiamo popolare a pagine importanti della musica italiana. A questo si aggiunge come sempre la volontà di mettere in evidenza gruppi nuovi ed emergenti come ad esempio i Niagara“.

Vediamo ora il programma delle serate del Festival. Il 25 luglio si esibiranno i Pet Shop Boys, gruppo inglese che presenterà l’album Electric. Il 26 luglio sarà il momento di Max Pezzali, che si esibirà insieme a I Cani. Ad aprire la serata sarà il progetto “Un’ora sola ti vorrei”, di cui fanno parte Nadar Solo, Daniele Celona e Bianco, ossia la nuova leva dei musicisti torinesi. Il 27 luglio sarà la serata conclusiva del Festival, e ad esibirsi saranno i Litfiba, i Pan del Diavolo ed i Fluxus.
Torino, ritorna il Traffic Free Festival sotto la direzione di Max Pezzali