In 40 mila in piazza per l’ex 883 Max Pezzali

Questa sera tocca a Dolcenera domani arriva Eugenio Finardi

MARIA CUSCELA

Ben 40 mila persone per il concerto di Max Pezzali. Se con J Ax si pensava di aver raggiunto il record di presenze, ieri sera con  l’ex 883 a Varallo si è superata ogni previsione: la gente si è posizionata ovunque, code chilometriche di auto si sono formate in Valsesia sin dal pomeriggio, e anche le reti telefoniche sono andate in tilt per qualche ora con un numero così elevato di visitatori nella stessa zona.

Lo stesso Pezzali, considerato il grande traffico che si è creato, è stato prelevato all’uscita dell’autostrada di Romagnano da  una moto dei vigili urbani varallesi, perché altrimenti rischiava di arrivare in ritardo sul palco. Pezzali, che è costato 45 mila euro più iva, era il personaggio di punta del carnet e insieme a J Ax ha ripagato gli sforzi. E l’Alpàa non è ancora finito. Questa sera in piazza Vittorio Emanuele II arriva Dolcenera, che si racconta in un’intervista pubblicata sull’edizione di oggi de La Stampa, domani toccherà ad Eugenio Finardi.

Max Pezzali, tormentone-killer per l’Uomo Ragno

Il musicista di Pavia si racconta a Uno in Musica su Sky Uno sabato 21 luglio 2012 alle ore 13.50. Sky.it lo ha intervistato: ecco la chiacchierata e una anticipazione del programma

di Fabrizio Basso

Un crimine irrisolto. E allora vent’anni dopo, con la complicità della comunità rap, Max Pezzali ricostruisce il delitto ripubblicando il disco che ha fatto da soundtrack a una generazione: era il 1992 quando Chi ha ucciso l’Uomo Ragno degli 883 conquistò l’immaginario collettivo. Per non uscirne più. La versione remix fa ballare da ormai due decenni. E non solo per la moria dei tormentoni ma perché è un inno, un qualcosa che va oltre la canzone.
Pezzali sopravvive senza tormentoni estivi?
Non serve più una canzone per ballare, la differenza la fa il deejay: non gli servono dischi per farsi conoscere.
Ma alcuni li fanno. E vendono.
Se li contrattualizza una major è diverso: li trasforma in un prodotto commerciale.
Ci descriva l’identikit del deejay del terzo millennio
Gira il mondo col computer e guadagna dai 40 agli 80mila euro a serata.
Un automa?
Una figura perfetta.
Nostalgia per i dischi gracchianti?
Un po’.
Ci dice chi ha ucciso il tormentone?
Spento il Festivalbar è finito il tormentone. Era un punto di riferimento: si sceglievano una dozzina di canzoni più quelle meno note ma sulle quali si puntava.
Ci elenchi i tormentoni del suo cuore.
Ma sono tanti.
Qualcuno.
Il capostipite è Vamos a la Playa: un po’ di elettronica, che all’epoca rappresentava la modernità, e un ritornello ammiccante.
Altri?
Dammi tre parole di Valeria Rossi, What is love? di Haddaway, La bamba dei Los Lobos, gli Snap con The power e Colour of Love. Può bastare?
Eccome. Parliamo del suo Uomo Ragno?
Per intero non lo ascoltavo dal 1992: lo ho trovato modernissimo. Te la tiri e Con un deca sembrano scritte ieri.
In 6/1/sfigato canta: Fingi di essere come Berlusconi/pieno di ragazze e di milioni/fino a ieri eri come noi invece adesso cosa sei.
E dire che lui non era ancora entrato in politica.
Che effetto le ha fatto riascoltarla?
Mi sono sentito un preveggente.
Perché si è rivolto agli amici rap?
Serviva qualcosa di speciale per festeggiare un album importante per un’intera generazione.
Quindi?
Nel 2011 in occasione degli Mtv Day mi sono trovato sul palco con i Club Dogo che cantavano a memoria tutte le mie canzoni.
Ed è nata l’idea.
Il rap è il presente.
Ha ritrovato Mauro Repetto.
Non ci vedevamo da tempo. Non poteva bigiare stavolta.
E ora?
Ospite su Sky Uno a Uno in Musica e poi in tour in autunno.
Sogno?
Un concerto con tutti i rapper che hanno partecipato a questa avventura.
Più Mauro?
Ovviamente!